8.12.08

MASSIMO DOLORE


La città sanguina, il mio cuore reclama vendetta. Ho perso tutto. Tutto. Dentro quella stanza. Ne sono uscito svuotato. Annullato. Tutto ciò in cui credevo è andato distrutti, tutto ciò di cui mi fidavo s’è sbriciolato tra le mie dita come un libro di mille anni fa.

Niente. Niente esce da quella stanza.

Tranne un uomo. L’ombra di un uomo. Un manichino tenuto in piedi dai fili sottili della sua stessa disperazione. L’anima alle spalle. Il cuore alle spalle. Davanti. Solo vendetta.

Le strade di questa città sono un labirinto di merda e nebbia, ma, sotto la coltre della notte, i miei occhi cercano il mio personalissimo minotauro.

Tasto sotto la giacca il confortante peso metallico della Beretta. Sento il sangue gelido e lento nelle vene. Come quello dei serpenti.

Ho perduto tutto. Non ho più niente da giocare. Niente da lasciarmi alle spalle. Solo corpi davanti a me. Solo corpi che cadono. Ed il confortante rintoccare degli spari della mia pistola.

Solo questo.

Poi silenzio.

La strage che ho compiuto al Cinecity di Padova è stata diretta conseguenza della visione di Max Payne con l’azzeccato Valbergh e tutto il resto mandato allegramente a puttane.

Quando ho spiegato al giudice che ho ucciso sedici persone dopo aver visto il film m’ha fatto una multa di trenta euro e m’ha rimandato a casa. Il film l’aveva visto pure lui.

Da dove cominciare?

Dal videogioco direi. Max Payne era un gran bel giochillo per pc regalatoci una cinquina di anni fa (con relativo seguito un paio di anni fa) da quei mattacchioni della Remedy. Il gioco era un solido trhiller di stampo cinematografico, una trama esile ma credibile, tante belle sparatorie e la possibilità di rallentare il tempo e fare un po’ di Matrix. Cosa vuole di più il videogiocatore medio?

Sfortunatamente Hollywood ha deciso di prendere in blocco il prodotto e, con la puzza sotto il naso che l’industria cinematografica ha nei confronti di quella video ludica, ha pensato bene di riscrivere la trama facendo scempio del creato e offendendo iddio stesso.

Il film è un incrocio puerile tra Costantine è il più basso dei Steven Seagal movie. Le scene d’azione strappano qualche plauso, ma l’onirismo farlocco che decora la trama si presta a spietate risate.

Non andatelo a vedere, anzi, no, andateci, andateci. Poi ci rivediamo sulla pagina della cronaca nera. Quando giustizia sarà fatta.

PS.

Se volete un bel film “tamarro” vi indirizzerei più volentieri su “Never Back Down”, filmetto agli antipodi dell’intellettuale, che ricalca un po’ il tema di Karate Kid. Ovviamente l’esile Ralph Macchio è sostituito da un figuro taurino e variazioni dello stesso modella californiano e la disciplina praticata non è il vetusto karate ma una qualche combinazione di varie arti marziali vietate in ogni parte del mondo tranne a Scampia. Botta da orbi, dialoghi bizzarramente insulsi, tante belle fighe. Se è quello (e lo so che è quello) che cercate da un film mediocre questo è ciò che fa per voi. In un panorama cinematografico talmente triste che neppure i film mediocri mantengono le promesse della loro mediocrità, non è poco.

Massimo dolore a tutti.

Alla prossima settimana.

1.12.08

KISS KISS (BANG BANG)


Evviva l’amore!

Come? Che c’entra l’amore? Non siamo mica a San Valentino.

Ma, scusate, quale momento migliore per festeggiare l’amore che sto schifido novembre-dicembre freddo e triste come le tette di un’anziana?

Al cinema non fanno assolutamente niente che sia degno di essere preso in giro, in tv, poi, si accoppiano strane trasmissioni dando vita ad aborti mediatici. Orrori infarciti di comici da tormentone e fiction su papi che nessuno manco più si ricorda rendono ancor più gelide le nostre serate da lupi.

Il mio monito settimanale è: non andate al cinema. Non dategli soldi a ‘sti bastardi (no! Neanche a Ridley Scott+Leonardo Di Caprio+Il Gradiatore), anzi, bruciamoli ‘sti media megastore del cinema, gironi tartarei, McDonald della settima arte che propinano a tutti le stesse identiche cose trasmesse a ripetizione in otto sale su venti.

E allora fate una cosa. Bruciate il cinema. Spegnete la tv. Stendetevi sul divano. E state fermi. Lo sentite? Lo sentite quel formicolio dentro la scatola cranica? E’ il cervello che si riattiva. Godetevelo.

Secondo consiglio: scopate.

Avete una ragazza? Una moglie? Un’amante? Una fiancee? Fateci l’amore. Viziatela. Una cenetta, due candele, un mazzo di rose. Da quant’è che non gli regalate un mazzo di rose?! Da quand’è che non gli regalate un mazzo di qualsiasi cosa?! Guadagnate qualche punto per la primavera e l’estate quando sarete impegnati e cazzoni. Poi chiudetevi sotto le coperte. Anche da soli. Che vi frega. Meglio soli che mal’accompagnati.

E’ davvero difficile trovare oggigiorno un passatempo migliore,tanto cooperativo e così poco dispendioso del buon sano sesso. Della cavalcata selvaggia. Dell’amore a go go. Avrete il doppio vantaggio di evitare la sala e il freddo asgardiano che tormenta fuori dai sottili vetri di casa vostra.

Ecco dunque perché parlo d’amore. Però il cinema ci si infiltra sempre. Perché il cinema ha dettato i canoni dell’amore attraverso un’unica, semplice, banale forma di respirazione bocca a bocca: il bacio.

Qui, per voi, per scaldarvi dai geloni invernali i più grandi baci della storia del cinema (con commento).

- Jules e Jim: Jim, baldanzoso, torna dalla Grande Guerra e ovviamente casca fra le braccia della magnetica Jeanne Moreau, la voce fuoricampo commenta: "Il loro primo bacio durò tutta la notte". E chi vuole intendere...
- Lolita: bacio e "non dimenticarmi" a quel pirla di Humbert, prima che la bimba vada a fare la nanna.
-Il Laureato: in quanto laureando dovrei immedesimarmici facilmente, ma nell'ambiente universitario e fuori, non ricordo donne che riuscissero a mantenersi sensuali come la splendida Anne Bancroft, somigliando più spesso a curiosi effetti speciali, perciò ho sempre ritenuto questo focoso bacio con giovane, irruento, Dustin Hoffman realistico quanto la possibilità che Justin Timberlake impari a recitare.
-Il Pianeta delle Scimmie: un film che odio quanto odio il suo protagonista, ma non posso esimermi da quello che, forse, è l'unico (di sicuro il più grande) bacio uomo-scimmia della storia del cinema. Lui, virile ariano venuto dallo spazio, lei giovane dottoressa che abiura la ceretta. Con lui che le dice: "Dottoressa, volevo baciarla prima di andare" e lei "Okay, ma sei dannatamente brutto!". Ahh, umorismo scimmiesco.
- Love Story: nella neve, Ryan O'Neal e Ali MacGraw si scaldano di baci, mentre lei è malata terminale e lui, segretamente, si chiede se non sia contagiosa...
- Il Dormiglione: Woody: "Eh, che scienza? Io non credo nella scienza, no, perché sai, la scienza è un vicolo cieco, è intellettuale, sono un sacco di ometti con dei camici che sventrano ranocchi e svenano fondazioni.", Keaton: "Oh, ci sono. Tu non credi nella scienza. E non credi nelle politiche fondate sul lavoro. E non credi neanche in Dio, eh?", Woody: "Vero", Keaton: "E allora, in che cosa credi?", Woody: "Nel sesso e nel decesso, due cose veramente fondamentali nella vita, ma almeno dopo la morte non hai la nausea.". Si baciano. Fine. Perfetto.
- Io e Annie: sempre Allen, sempre Keaton. Lui a lei: "Baciamoci!" Lei (in mezzo alla strada): "Cosa?". "Baciamoci! Ci piaciamo...e stiamo andando da te, prolungare questa cosa servirebbe solo a metterci a disagio, quindi tanto vale baciarci. Togliamo di mezzo questo bacio, così poi non ci roviniamo la digestione". E lei lo bacia, ma vi rendete conto?!
- Ufficiale e Gentiluomo: qui si va su un peso massimo del genere. Richard Gere entra vestito come il colonello del bucato nella fabbrica dickensiana in cui sgobba la povera Debra Winger, se la bacia appassionatamente, poi la piglia in braccio e tra i fischi e i "Vai, Paula, vai!" delle colleghe, parte con romantico tempismo "Up Where We Belong" che mi da sempre il colpo di grazia.
- Howard il Papero: una donna può essere morbosamente attratta da un papero di plastica con dentro un nano? Negli anni '80 tutto è possibile...(miglior bacio interspecie con pennuto).
- Rain Man: una stupenda Valeria Golino bacia l'autistico Dustin Hoffman. Lei: "Com'era?", lui: "Bagnato".
- Chi ha incastrato Roger Rabbit: verso la fine con il coniglio che domanda al collerico Bob Hoskins se ha perso tutto il suo senso dell'umorismo. Lui gli risponde baciandolo in bocca. Geniale (migliore scena di bacio fra uomo e cartone, nella top five dei baci gay di tutti i tempi)
- Colazione da Tiffany: c'è la pioggia. E c'è Audrey che insegue il suo gatto e aspetta solo di essere baciata. Che diavolo vuoi ancora George Peppard, bastardo fortunato! (miglior bacio sotto la pioggia a pari merito con Hugh Grant e Andie MacDowell post-cerimonia in Quattro Matrimoni e un Funerale)
- L'Armata delle Tenebre: chi è un vero uomo? Bruce è un vero uomo! "Dammi un po' di zucchero baby!" ("Hail to the king" nell'originale) e lei non può che lasciarsi andare fra le forti braccia del commesso ammazza-streghe Bruce Campbell
- Cruel Intentions: puttanata adolescenziale che fa il verso alle Relazioni Pericolose con tanto di bacio saffico con più lingua e bava di quanta ne possiate trovare al raduno degli amanti del bulldog.
- Spiderman: uuuh è a testa in giù! Uhhh...sorprendente che non diventi rosso e svenga in preda alle convulsioni...
- Brokeback Mountain: i ragazzi della montagna rotta dietro ci danno alla grande! Se avete sempre sognato di vedere Donny Darko che bacia il Joker allora fatevi sotto!
- I Simpson, il film: Homer, scampata la tragedia, guida la moto lungo un viale tinto d'autunno, Marge aggrappata languidamente a lui si becca un bacio a duecento all'ora. Lei: "Il miglior bacio della mai vita" lui, accelerando, "Il miglior bacio della tua vita, fin'ora...". Una lezione di romanticismo dall'ultimo a cui pensavo di chiederla.
- Biancaneve e i sette nani: un bacio del principe la risveglierà. Ed ecco che arriva Ken. Niente lingua, siamo bambini.
- Da qui all'eternità: c'è una spiaggia, le onde, la ambigua spuma e la schiena di Burt Lancaster a proteggere Deborah Kerr dal dio Nettuno che se la vuole portar via. Tipico bacio celluloidale, nella vita sarebbe passato sicuramente l'uomo del cocco o un bambino rompipalle.
- Fronte del Porto: "Non ti amo, non ti amo! Stai lontano da me!" See, see, come no...è Marlon Brando, non si può.
- Via col Vento: altro peso massimo, lui sudista, lei ricca possidente di schiavi di colore, non può non sbocciare un perfetto, rassicurante, focoso, amore razzista.
- Il Falco Maltese e Casablanca: doppio migliore, più grande, assoluto apice di quella parabola che si chiama amore. Merito del (vero e unico) uomo che non deve chiedere mai, Hamphrey Bogart (o Sam Spade, se volete, ma i due si sovrappongono), un uomo che nel Grande Sonno riuscì a dire alla Bacall «Se mi vuoi, non hai che da fare un fischio. Sai fischiare, no? Unisci le labbra… e soffi», non si fa di certo problemi ad afferrare Mary Astor e piazzarsela sulla faccia, lui non lo sa, ma lei lo tiene ben al guinzaglio. Puro shock passionale.
Nell'altro caso abbiamo sempre Bogie con affianco Ingrid Bergman che, sul far dell'aereporto, riesce anche a dirle "Se questo aereo decollerà e tu non sarai con lui, te né pentirai. Forse non oggi, forse non domani, ma presto... e per il resto della tua vita.". Perchè lui non scende a compromessi con l'amore.

26.11.08

LA MATTANZA



“Non sono stati gli schiaffi, forse a quelli mi ci ero abituata. E neppure le botte, la violenza, quel fare sempre quello che voleva lui. Io ho detto basta quando mi trascinava davanti allo specchio e mi urlava: 'Guardati, fai schifo, sei una nullità'. Ecco, il mio riscatto comincia da lì, non dalle botte ma dall'umiliazione...". La voce di donna arriva per telefono, sono le sette di sera, in lontananza i rumori di chi dovrà occuparsi della cena nella casa accoglienza del centro antiviolenza di Imola.

"Ci ho messo sette anni, sette anni di violenza davanti agli occhi dei miei figli. Poi quando ho detto basta è stato un basta deciso, difficile, drammatico, puoi immaginare cosa significa scappare via da casa tua sapendo che non la vedrai mai più, che non vedrai più le tue cose, e portare con te i bambini, piccoli, ma grandi abbastanza per avere i loro giochi e la loro camera... Ecco, è successo che un giorno, dopo sette anni, ho detto addio a tutto questo... e bentornata a me stessa".Un'altra voce di donna, questa volta "protetta" in uno dei quattro centri antiviolenza Differenza donna di Roma.

Qualche cifra dall’Italia (dati ISTAT):
quasi 7 milioni le donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subito almeno una violenza fisica o sessuale nel corso della vita;
5 milioni di donne hanno subito violenze sessuali (23,7%);
1milione e 150 mila di donne vittime in Italia negli ultimi dodici mesi di violenze e abusi, il 22% in più dell'anno scorso;
3 milioni 961mila violenze fisiche (18,8%). Capelli strappati, spinte, schiaffi, calci, pugni e persino morsi, violenze psicologiche: i partner sono responsabili della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica rilevate;
di quel 3,5% vittima di violenza sessuale, di quel 2,7che ha subìto violenza fisica e di quelle 74 mila stuprate o quasi, 180 sono morte per le violenze subìte (una ogni due giorni;
il 3,1,% delle donne fra i 15 e i 59 anni nel corso della vita lavorativa ha subito ricatti sessuali sul posto di lavoro per essere assunta, mantenere il posto o ottenere un avanzamento di carriera.
Il 69, 7% delle violenze avviene all'interno delle mura domestiche;
solo il 18,2% delle donne che ha subìto violenza in famiglia la considera un reato e solo il 7,2% la denuncia;

"Il potere di ricatto delle famiglie" - Bisogna soffermarsi su queste cifre prima di "entrare" nel centro Roberta Lanzino di Cosenza. "L'80 per cento delle nostre ospiti non è autonoma dal punto di vista economico e il ricatto che può fare la famiglia è tale che sei su dieci rinunciano ad arrivare fin da noi, a fare questo passo" racconta Antonella Veltri responsabile del centro. Una signora ha saltato cinque colloqui. Si è fatta viva la prima volta un anno fa. La non cultura mafiosa aggiunge violenza a violenza. "Il potere di ricatto delle famiglie è altissimo e tocca una gamma svariata, dalla solitudine all'infamia, dal 'non vedrai più i tuoi figli al 'nessuno al paese ti rivolgerà più la parola'". Una volta vinta la minaccia della famiglia, il passo successivo è "farsi credere": "Molte donne, prima di arrivare da noi per un colloquio, sono andate dal maresciallo disperate, gonfie, con i lividi, col referto medico, a una era stato sbattuto in testa l'oblò divelto dalla lavatrice... beh, si sono sentite rispondere 'Signora ci pensi bene, forse è meglio che si tenga suo marito...'". Nei centri si entra solo se c'è volontà di farlo "ma anche quando hanno trovato la forza di arrivare sin qua, il 10 per cento a un certo punto abbandona: la pressione da parte della famiglia o del marito è tale per cui non ce la fanno. Ci lasciano e di loro non sappiamo più nulla". Le altre, a cui la disperazione fa fare quello che non avrebbero mai immaginato - lasciare la famiglia - cominciano un faticosissimo ma meraviglioso viaggio "verso la consapevolezza, l'autostima, la propria autonomia. Il riscatto. Cerchiamo di insegnare loro un mestiere o di valorizzare quello che già sanno fare, troviamo una casa, una stanza, soprattutto le accompagniamo verso la separazione e il divorzio prima, il processo penale poi, un altro appuntamento a cui si arriva con molta difficoltà perché non ci sono pene per i mariti violenti".

Una ricerca dell'Universita' di Harvard di qualche anno fa rivelava che per le donne fra i 14 e i 44 anni la violenza e' la prima causa di morte e di invalidita', per cui si muore più di stupri e percosse che di cancro o di... guerra. Ma se alcune forme di violenza sessuale (stupri e molestie) sono riconosciute come un crimine dalla maggior parte dei sistemi legali, in molti Paesi lo stupro in famiglia non e' reato e solo 44 nazioni hanno una legislazione contro la violenza domestica.
Tuttavia molte di queste violenze e molestie si svolgono appunto in famiglia, ad opera di persone di cui la donna si fida. In particolare dalle ricerche internazionali e' emerso che anche nelle violenze sessuali su bambini, che spesso si consumano in casa o nel parentado, le femminucce sono colpite in misura almeno tripla dei maschietti.
Alcuni Paesi europei, come la Spagna, hanno un'altissima incidenza di violenze mortali o gravi sulle donne, che vengono violentate, strangolate, bruciate e gettate dalle finestre spesso dai propri stessi compagni. La legge contro la violenza sulle donne promossa dal governo Zapatero ha visto l'adesione di circa cento intellettuali uomini, che hanno voluto divulgare un manifesto con le ragioni del loro forte sostegno all'iniziativa.
Nella mite Svezia un giornale ha deciso di mobilitarsi contro la violenza consumata fra le mura domestiche, pubblicando nomi e foto di quanti vengono condannati per violenze contro le mogli, al fine di mettere in guardia le altre donne dal frequentarli.
In Italia la Corte di Cassazione ha recentemente stabilito che anche costringere con la violenza la propria moglie ad un rapporto sessuale costituisce illecito mentre in Parlamento sono state presentate proposte di legge che istituiscono il reato di stalking, anche se ancora troppo pochi alcuni piccoli passi si stanno facendo anche nel nostro Paese.


Un post senza risate, commenti o inutile sarcasmo, solo dati e fatti riportati dai maggiori quotidiani e organi di informazione nella Giornata Mondiale Contro la Violenza sulle Donne indetta dall’ONU, la cui ricorrenza cadeva ieri, 25 novembre.
Una giornata in cui manifestazioni e eventi si sono sprecati (50.000 donne in corteo solo a Roma), una giornata per ricordare le molteplici vittime (Barbara Spaccino, incinta del terzo figlio, uccisa dal marito, Hina, la ragazza pakistana uccisa dal padre perché vestiva minigonne e non voleva il velo, poi Anna, Paola violentata a Torre del Lago, Sara stuprata a Torino da un amico, Carla a Bologna, Giuseppina stuprata e uccisa in Turchia durante un viaggio verso la Palestina vestita da sposa per postare la pace e anche Mez, la studentessa inglese sgozzata in camera da letto a Perugia ancora non si sa da chi), un giorno per affermare e riaffermare il diritto di ogni donna di essere l’unica padrona della propria cita, contro la violenza e in nome della propria autodifesa.
Una ricorrenza quasi dovuta a tutte le donne vittime effettive o potenziali nella giornata che ricorda quanto avvenuto il 25 novembre del 1960, quando furono violentate ed uccise le sorelle Mirabal, paladine della lotta di liberazione della Repubblica Dominicana dalla dittatura, ma pur sempre una sola giornata, a fronte di 365 giorni all’anno di soprusi e violenze fisiche, sessuali, verbali e psicologiche che colpiscono in ogni parte del mondo donne di ogni età e statu per mano di uomini grandi come coriandoli.

Indignatevi donne, ribellatevi, reagite, denunciate e non dimenticate.
In memoria di tutte coloro che non ce l’hanno fatta e che non ne hanno avuto il coraggio

25.11.08

A sangue freddo

Ahh il gelo e la neve. Neve, oddio, il Veneto è famoso per i suoi fiocchi fangosi e la sua brina tubercolotica, ma ciò non toglie che lo spirito natalizio si stia diffondendo nell'aere come un soffio d'antrace. E anche con il general inverno che sbuffa alle finestre del multisala io sono sempre lì a smazzarmelo per vobis.Rimpiango i geloni stile ritirata di Russia quando l'artefice di ogni mia scelta suicida, la mia splendida signora, tirando con forza il mio guinzaglio mi fa entrare in sala a vedere "Twilight". Il film è chiaramente il fenomeno del momento, basti pensare che zappando in tv il suo trailer ricorreva con la stessa frequenza della faccia di Berlusconi a Tg4. Dicesi di film "fenomeno del momento" quando oggi tutti se lo vanno a vedere e domani non se lo fila più nessuno e quindi toccherà sfornare il due, il tre, l'otto, il ventisette. Fortunatamente da bravo snob cinematografico quando entro in sala a vedere un film che non ho scelto e che a pelle non mi piace riesco, attraverso anni e anni di meditazione, ad isolarmi nel mio giardino mentale, ove posso ristorare lo spirito sotto le ampie fronde di un pero secolare. Nel momento stesso in cui incomincio il processo di meditazione un esercito di trecento cellulari si mette a bippare alle mie spalle. Sono l'unico maschio in sala. Attorno a me, appollaiate sulle poltrone come gli Uccelli di Hichcock, badilate di ragazze under 20 si affollano in un mistico vociare da Bestie di Satana. Nei pressi del pero secolare si affaccia un alano incontinente. Non mi serve neppure iniziare a vedere il film dato che il popolo delle adolescenti mi fa gentilmente un riassunto a più voci. Romeo e Giulietta sono morti. O quasi. Lei è una ragazza un po' così, che non la da a nessuno e ha un ciclo presumibilmente molto abbondante. Questo ci porta al vampiro. Lui vive da cento e passa anni, ma parla esattamente come un adolescente, si innamora di una di novanta e passa anni più piccola, la fa volare in giro, ma si trattiene dal morderla perchè mai prima del matrimonio.Il film è un'infarcitura coatta di luoghi comuni, effetti speciali e una sceneggiatura che fa sembrare Heroes Quarto Potere. Però è da illusi entrare in sala senza prendere il film per quello che è, ovvero un prodotto commerciale confezionato sulla pelle delle ragazzine. Se osservato da questo punto di vista può anche risultare un bel film, se non altro raggiunge a pieno il suo scopo. Se però andiamo a concentrarci su un tipo di cinema che evita di far pensare e che non costringe il pubblico a fare quello sforzo in più per adattarsi al film, bensì si confeziona in una serie di stereotipi facilmente digeribili...beh così è tutto un po' troppo facile.Alla mia ragazza è piaciuto, anche se la sensazione era che fosse un po' troppo vecchia per poterselo godere. Ho detto vecchia? Intendevo diversamente giovane.Io ho deciso di dormire con un paletto di frassino sotto il cuscino, sia mai che venga morso a sangue dall'adolescenza (di nuovo).Ps.Volete un vero film dell'orrore? Qualcosa di raggelante, brutale, orrendo? Qualcosa che vi faccia maledire il buio della sala e vi faccia sentire soli e abbandonati nel vostro letto? Qualcosa che trasformi le ombre familiari della propria casa in abomini senza nome? Il 14 è uscito "La Fidanzata di Papà". Inizio a rimpiangere il duo Boldi-De Sica, ora che sono diventati singole entità si è raddoppiato il numero di "film" spazzatura invernali. Eh sì, sta cominciando un lungo, freddo, inverno.

24.11.08

Il ritorno...

Buongiorno a tutti,

Quale è la prima cosa che vi viene in mente ora??Scommetto che è "wow, la neve!!"

Tutti(o quasi) vedono nella neve un "paralizzatore" naturale e invece Sbloggy ritorna proprio con la neve dopo una settimana di quasi-completo-black out...

Un ritorno "a tutta pubblicità"...In questi ultimi tempi il mondo dell'advertising ci sorprende e ci fornisce diversi spunti di riflessione(come l'indimenticato, ma per ora accantonato, suggerimento del nostro simpatico lettore riguardante lo spot della twingo).

Oggi vi mostro uno spot che a me ha molto colpito e che, a differenza di moltissimi altri, non mi fa cambiare canale quando lo vedo!



Già visto vero??Beh non voglio fornire nessun informazione su questa pubblicità ne nemmeno abbozzare un benchè minimo principio di analisi, bensì chiedo a voi: vi piace??perchè secondo voi attira la mia(e forse anche vostra) ATTENZIONE?

(potete fornire la vostra risposta o sotto qui cliccando sulla scritta "commenti", oppure a fianco nel rettangolo bianco)

17.11.08

Un Quantum di Sopportazione

Eccolo di nuovo. Come? Dov'ero finito? Ero al cinema. Lo scorso lunedì feci il madornale errore di andarmi a vedere "The Burning Plain", ricordo poco...immagini sfuocate, i nomi delle protagoniste...Kim Basinger, Charlize Theron, il nome del regista...Arriaga...poi nulla, vuoto cosmico, visioni dei miei antenati che mi usavano per giocare allo schiaffo del soldato. Oblio. Disperazione. Sonno accolto con la stessa spensierata gioia del moribondo. Gli occhi pesanti. Mi sono svegliato venerdì scorso in una pozza di vomito grigiastro. Erano le tre di mattina, il cinema era vuoto e io sono fuggito dai condotti di aereazione nutrendomi di popcorn e topi. Il tutto è risultato molto più divertente della visione del sopracitato film.Pane al pane, vino al vino, signori. Io sono democratico, antirazzista, tollerante, terzomondista, colto. Eppure "The Burning Plain" ha spazzato via ogni traccia di tolleranza etnica che possedevo. Odio i messicani. Odio gli ispanici. Odio i film di messicani ed ispanici. Arghhhh. Inarritu, Del Toro, Arriaga. Arghhhhhhh. Lunghi eterni, onirici senza senso, noiosi come solo la messa della domenica (quella delle otto di mattina dove anche il prete dorme). Spero che le mie maledizioni né collassino gli spermatozooi renderndoli impossibilitati a procreare prole a cui affidare il loro orrendo genoma artistico.Per ritemprarmi ho deciso di cambiare genere. La decisione non è venuta direttamente da me, ma dalla mia ragazza. Ed è pure logico. La santa donna fa l'evangelico sacrificio di vedermi nudo ogni tanto e di farci pure del sesso con quella cosa nuda, mi sento quindi in obbligo nei suoi confronti e posso ben acconsentire se e quando ha voglia di vedersi un bel corpo sudato come quello del nostro Daniel Craig. E così ci andiamo a vedere James Bond. Anni fa, in una notte di luna piena, vidi l'ultimo film della saga interpretato da Pierce Brosnan. Fu una notte di perdita e sacrificio. Fu una notte di dolore.Poi venne la luce. Casino Royale. Un. Bel. Film. Su. James. Bond. Chi l'avrebbe mai detto?Il giro di vite verso l'azione pura e meno patinata è gradito, anche se siamo lontani anni luce dall'agente segreto nato dalla penna di Ian Fleming: un individuo insicuro, su di peso, molto poco cool ed insapettatamente veloce fra le lenzuola. Niente a che fare con il coltico Craig, spietato assassino con poca forma e molta sostanza.Il film ha dei picchi di ironia involontaria non da poco: Giannini che (finalmente?) cala il sipario, e il discutibile finale che sembra un po' pigliarmi per il culo. Nel complesso è un film ben realizzato, ma la sensazione è quella di essere stati abituati a mangiare merda per così tanto tempo nel corso della bistrattata carriera cinematogradica dell'agente segreto, da accogliere qualsiasi cosa sappia vagamente di decente come un capolavoro. Un po' come la mia ragazza...Andatevelo a vedere. Fatelo per le vostre donne.E se anche lei dopo, fra le coperte, mugolerà il nome: Daniel, voi saprete che va bene così e che l'avete fatta felice. Pagando meno che per un corso in palestra.PS.Il titolo alternativo a questa breve recensione era Quantum of Solange. Non ha alcun senso, ma ogni volta che ci penso rido.Saluti affettuosi.

14.11.08

MODELLI PER UNO SCATTO

L'elemento focalizzatore di questo ensemble è senza dubbio la t-shirt gialla, la cui scritta "i love summer" può forse giustificare altri dettagli degni di Fabrizio Corona o dell'ennesimo calciatore vestito in baci&abbracci. La collanina, che senza dubbio fa molto estate, è davvero poco chic, ma è coerentemente abbinata a occhiali da sole stile aviator marroni e capello gellato-brillantinato-leccato all'indietro. Il jeans, blu scuro, e la tracolla eastpack sigillano questo look sportivo senza però far passare inosservate le kawasaki in tartan e ponendo un interrogativo: se la temperatura è mite, o almeno così pare vista la scelta della t-shirt a manica corta, perchè abbinare una scarpa con motivo tipicamente invernale?

Questa mise riprende alcune tendenze e must have di questo autunno inverno 08/09. Primo fra tutti il cardigan, protagonista indiscusso da questa primavera, che da quel tocco elegante rimanendo comunque urbano. Successivamente troviamo l'occhiale da vista con alta montatura nera, che contribuisce a dare un senso a questa scelta di stile. Il jeans skinny stile cheap monday è arrivato prepotentemente da Londra già dall'inverno scorso e, in questo caso, è stato abbinato a maglietta e scarpe nella stessa nuance. L'unico punto da riprendere è la lunghezza del pantalone: fermo restando che il boxer in vista non è mai accettabile, bisogna ricordarsi che, a meno di non essere un giocatore di basket con gambe chilometriche, il pantalone non va portato così adagiato sui fianchi o il risultato è irrimediabilmente quello di hobbit dalla gamba corta!

13.11.08

Happy Birthday!

Ciao a tutti,


oggi è un grande giorno!Sbloggy compie 6mesi...sono stati sei mesi di continui assestamenti, ma ora sembra aver intrapreso una strada unica grazie alle idee di diverse menti fresche e sempre aggiornate...

Il giovedì è il giorno della vostra posta, ma non avendo ricevuto alcun input vi proponiamo il famosissimo binomio: immagine della settimana - frase della settimana


Auguri in ritardo...Alessandro

11.11.08

DESPERATE HOUSEWIVES



Hi my grrrrls!! Oggi è mercoledì, non ve ne siete dimenticate, vero?? Mercoledì = SbloggyGirl!! Come procede mie care? Anche voi alla presa con l’amletico dilemma che puntualissimo ci affligge all’inizio della stagione fredda: “mi vesto fica e mi trasformo in un’eterea scultura di ghiaccio ambulante con tanto di stalattiti pendenti o non gelo ma più che una persona sembro un palombaro?”…già, bella domanda! Senza contare i piccoli inconvenienti dovuti a quella simpatica piaga climatica meglio conosciuta come umidità”, che (almeno in queste zone) imperversa, donando alle nostre perfette chiome stirare con dovizia maniacale un’allegra, se pur non altrettanto piacevole alla vista, nota afro anni ’70 che, ahimè, proprio non ci dona!!! Propongo una “petizione anti – umidità” : per un mondo libero dall’afflizione dei capelli che si gonfiano e si arricciano senza alcun senso, causa talvolta di seri problemi di interazione e relazione sociale, responsabile in vari casi di un’alterazione di autostima e sicurezza personale che mina i nostri rapporti con il prossimo, nonché rea di provocare uno smisurato odio per i nostri capelli arruffati!! Yes, we can!!!
Ma veniamo a noi.
Hei, si tu, dico proprio a te mia cara amica: hai passato questo weekend o qualsivoglia altro momento libero a riordinare, riassettare, lavare, spolverare, spazzare, lucidare, stirare, stendere, smacchiare e sistemare casa? Si? E sei arrivata stanca e stremata, nonché presa come una vera desperate housewives (maxitutona e lui, l’acerrimo nemico della tua femminilità: il mollettone), a punte di delirio tanto alte da considerare l’aspirapolvere come la tua migliore amica e i barattoli dei milioni di detersivi sparsi per casa (perché chissà come ne esiste uno per ogni scanalatura del bagno!) come dei simpatici puffi?? Fermati sorella! E fatti una domanda: “In tutto questo, dov’era il mio uomo?” (ammesso che tu ce l’abbia e se non ce l’hai, non importa, immaginatelo, tanto non sarebbe funzionale ai fini della risposta)e sii sincera nel risponderti amica: il tuo uomo non ha niente di diverso da quello delle altre…e lo sai bene.
Le opzioni tra cui scegliere sono le seguenti:
1 - in soggiorno / cucina a pettinare le bambole, che è un modo carino per dire a non fare un emerito..niente, se non guardare la tv (rigorosamente programmi sportivi o telefilm)o dormire e romperti le scatole, impedirti con il suo ingombro di spostarti agevolmente per casa, nonché avendo come unica utilità e scopo quella di far crescere la boccia (= far aumentare la panza), perché infondo, poverino, quello stanco e bisognoso di relax è lui…
2 - al bar o in giro con gli amici a cazzeggiare e far crescere la boccia (vedi sopra), facendoti passare tutto questo con la scusa di aiutare un amico / un parente più o meno prossimo (a volte nelle sessioni di pulizia, chissà come, rispuntano o addirittura risorgono dei parenti lontanissimi e fino a quel momento innominati), cosa che ti fa cedere amica, perché “vuoi non aiutarlo…”: mai fidarsi delle uscite nelle “sessioni di pulizia”…
3 - ad ultimare quell’impegno di lavoro che durante la settimana proprio non è riuscito a finire: ma gli impegni di lavoro iniziano e terminano necessariamente sul campo di calcetto? Che mi risulti no, a meno che (ovviamente) il tuo lui non faccia il giocatore di mestiere,se la risposta è no amica, considerati bellamente presa per i fondelli (e in modo premeditato, dato che il campo va prenotato in anticipo): altro che lavoro, il tuo uomo è andato a giocare a calcetto, o meglio a far finta: per quanto ne so giocare a calcetto non significa trascinarsi la boccia per il campo tirandosi dietro la palla e arrancando per il tempo che passa e per le troppe sigarette fumate…
Ebbene sorella, com’è il tuo umore ora sapendo che tu hai sgobbato tutto il giorno come un mulo e loro arrivano a casa belli belli lamentandosi (pure) di essere stanchi o proponendoti, freschi come una rosa (loro) di uscire, magari di andare a ballare, mentre tu, anche se volessi, non avresti che la forza di buttarti sul divano o (meglio) dentro una vasca piena di acqua calda e un mare di schiuma? Già, non è una sensazione piacevole.
L’importante però è non ricadere nell’errore, per la sacra regola del “se mi freghi una volta stronzo tu, se mi freghi due volte stronza io”: è bene dunque far capire al nostro amato che aiutare nelle faccende non comporta un’invalidità permanente, né sminuisce la propria mascolinità o virilità e tantomeno non rende sterili, bensì collaborare è un segno di amore, condivisione e rispetto nei confronti della propria compagna, che potrebbe giovare anche alla vita di coppia, d’altronde una donna meno stanca e anche meno soggetta a mal di testa (a buon intenditor poche parole…).
Insomma ragazze, fatevi rispettare e imparate e pretendere anche dell’aiuto dai vostri lui, infondo ricordate che non siete nè le loro colf, né le loro schiave, nè tantomeno le loro mamme (e soprattutto qui in Italia sapete di cosa sto parlando…) e se non dovessero capirla con le buone…a mali estremi estremi rimedi (chi male vuole non duole): un bello sciopero per mettere in chiaro le cose ogni tanto non fa male, “no fly zone” per un po’ e vedrete come tutto cambia, altro che pulizie…

Cinemacomiche

Buongiorno a tutti,

spero per voi sia davvero un ottimo inizio di giornata perchè qui, invece, siamo in grande emergenza: l'amatissimo curatore dell'angolo cinematografico del martedì oggi non pubblica!

Problemi tecnici irrisolvibili l'hanno colpito(è rimasto chiuso nella sala5 del warner village dopo essersi addormentato per l'ennesima volta davanti ad uno degli "ottimi" film che si producono di questi tempi) e, così, tocca a me riempire questo seguitissimo spazio...non posso sottrarmi, così mi hanno detto bruscamente: "ciak, si giri!". Ahia...scrivo, scrivo!State tranquilli però!

Scampato alla temibilissima punizione sono qui a scervellarmi sfogliando manuali di cinema, visionando millemila cortometraggi, ma nulla il lampo non arriva(e quando mai è arrivato direte voi?)...poi, una sublime visione, ho trovato la via di fuga!

Parlo di cinema anch'io, anzi ve lo mostro...le "mie" proiezioni, quelle di cui sono un attentissimo intenditore!Questa è la formula e quindi la soluzione è palese... Nik:cinema=Mai dire cinema:Me



10.11.08

Guerrilla progresso

Ciao,

Prima di iniziare la nuova settimana con la giusta carica chiediamo scusa a tutti i nostri sostenitori e non per avervi lasciato a bocca asciutta durante la domenica, giorno d'ozio per eccellenza...
Il motivo è che abbiamo constatato che 2giorni dedicate alle "diaboliche" scommesse sono troppi e quindi, dopo notti insonni, abbiamo deciso di seguire ciò che ci ha suggerito una nostra attenta lettrice: ossia di riempire la domenica di musica, anche perchè un blog che ambisce ad esser definito a 361° non può assolutamente ignorare il mondo delle sette note!

Chiusa questa piccola parentesi "programmatica" ritorniamo a dedicarci della tanto amata pubblicità: "quell'arte che il mondo muove" come piace definirla a me(e forse perchè l'ho letto da qualche parte, ma non ricordo).
Sento la vostra sete di post che continua a crescere da sabato e quindi ecco a voi un esempio che cade a fagiuolo: per il "world water day" del 2006 venne ideata una campagna di marketing invasivo per uno scopo nobile come quello che è la celebrazione dell'acqua; insomma una pubblicità progresso che veste i panni del guerrilla marketing...proprio interessante!

Sicuramente d'impatto: l'idea è geniale forse per qualcuno il risultato è un pò forte, ma per un tema così importante e problematico penso sia giusto cercare di toccare la coscienza di tutti anche rischiando magari di cadere nell'eccesso.
Giudizio complessivo positivo comunque...la sete a voi è passata??Un pensierò però corre alle popolazioni che la sete la vivono quotidianamente e per le quali un bicchiere d'acqua significa sopravvivere perciò pensateci quando aprite un rubinetto pr lavere i piatti, per fare la doccia...pensateci: acqua è vita!

8.11.08

Sabato Italiano

Ciao a tutti,

Il sole di questa mattina ci fa pensare in positivo e quindi carichi per questo ma anche per il sabato notte che si fa imminente cerchiamo di preparare il nostro amico portafogli per le rigide temperature notturne novembrine con una tranquilla scommessa tutta italiana:

Brescia- Piacenza 1
Grosseto- Modena 1
Pisa- Ascoli 1
Bologna-Roma 2

Moltiplicatore: 7,5 (se giochi 10olive ne vinci 75)

In bocca al book!Bet with us!

7.11.08

Modelli per uno scatto...on the road

Ciao a tutti,

eccoci con gli scatti direttamente dall'Olanda!!Sbloggy is on the road!!!


La modella di questa settimana non ha nulla da invidiare alle nostre connazionali e, proprio come loro, ha uno stile inequivocabilmente europeo. Elegante il cappotto a mezza coscia di lana, sdramatizzato con un maglione-vestito bianco abbinato a fuseaux neri. Gli stivali, protagonisti di questa stagione invernale in tutte le fogge, riprendono una tendenza squaw già in voga quest'estate; purtroppo non si vede la borsa che, di rigore, dovrebbe sempre essere abbinata alle scarpe.


Questa mise è urbana e nel complesso molto semplice. Il jeans classico, le superga bianche, (che ahimè fanno tanto sedicenne), la felpa rossa dal vago sentore american apparrel. Fortunatamente smuove il tutto la tracolla frietag, vero e proprio pezzo cult realizzato con parti di automobile tra cui la cintura di sicurezza e i copertoni.

6.11.08

MY NAME IS CHANGE

Buongiorno a tutti,

oggi abbiamo deciso dopo una lunghissima riflessione(causa, appunto, del nostro ritardo nella pubblicazione) di ignorare la solita impostazione "immagine-frase della settimana" e di sorvolare sui contenuti da voi iniviati per omaggiare il nuovo presidente americano! Ricordatelo ragazze/i il 4 novembre 2008 rimarrà impresso a fuoco nella storia...

Gli Stati Uniti d’America sono un paese di destra. Su questo non ci piove. Basti pensare al fatto che i democratici, pur avendo messo in campo il candidato più carismatico e convincente da cinquant’anni a questa parte, non hanno comunque la vittoria assicurata, anzi. E’ un paese chiuso e spaventato, molto di più rispetto a quanto abbia da temere. Un paese impaurito da ciò che c’è fuori ma, soprattutto, di quello che cova al suo interno.
Sono passati trecento anni (il tempo necessario all’uomo per sostituire le lance con i fucili) e ancora, immersi nello strombazzato nuovo millennio, gli americani hanno più o meno fiducia in una persona a seconda della quantità e del tipo di melanina della sua pelle. A seconda se sia bianco. O nero.
L’America è un paese enorme, collassato in sé stesso e alla continua ricerca di un’unità che spesso trova soltanto quando viene ferito. L’America, spazi sconfinati, dove esistono cattolici evangelici che nutrono lo stesso fervore nel declamare la Bibbia, che a incoraggiare un bombardamento in terra straniera. L’America, patria ed insegnante di democrazia, casa della stampa libera e di un potere (apparentemente) suddito di chi lo ha eletto.
Un mondo in contraddizione continua, che non ammette influenza esterna alcuna. A tratti Atlantide, a tratti Babilonia, spesso Cina. In cui l’operaio è conservatore e il manager è liberale. In cui l’affluenza record non supera il cinquanta per cento degli aventi diritto.
In tutto questo noi, Italiani, Europei, il resto del mondo. Attoniti ad assistere al complicato balletto delle schede punzonate (o scannerizzate, o chissà che diavolo…) ed in attesa di un risultato che sappiamo (forse con maggior coscienza di loro) essere cruciale per i destini del mondo.
Quando leggerete queste poche righe, probabilmente si saprà già chi è il nuovo presidente degli Stati Uniti D’America. Che strada ha deciso di intraprendere al bivio. Un bivio che spunta oltre una strada dolorosissima, lungo la quale, il presidente più inetto della storia degli USA ha condotto la sua nazione trasformandola da simbolo di democrazia (già traballante) a barbara caricatura di sé stessa. George the Worst, George il peggiore, come viene chiamato, ha devastato l’economia, condannato ad un inferno centinaia di migliaia di soldati statuinitensi e fallito in qualsiasi tentativo di mantenere i solidi rapporti diplomatici che l’America aveva faticato a costruire.
Non so se Obama sia il futuro. Non so se sarà il presidente moderno, ottimista, pacificatore che ci aspettiamo che sia. Ora come ora non so neppure se sarà eletto, ma se ciò dovesse accadere starà a lui dimostrare i suoi propositi.
Proseguire la strada della chiusura, dell’intransigenza e della durezza, o tentare di usare questo potere, immenso e incontrastato, per dare il via ad un’epoca che oggi possiamo solo sognare.
Lo ripeto, non so se Obama sia il futuro. Ma so che è il cambiamento. E dopo quello che la nazione ha passato negli ultimi dieci anni un cambiamento non è più una possibilità, non è più un’alternativa. E’ una necessità.

Nik

4.11.08

NO COMMENT


Hei girrrrls!! Buon inizio di settimana a tutte(/i)! Hanno cercato di fermarmi sabotando i tacchi dei miei stivali nuovi (i miei stivali nuovi!!!), hanno provato a censurarmi “condendo” la mia quotidiana tisana rilassante (e ce ne vuole a fiaschi quando si ha a che fare con colleghi del genere…e pure maschi!), hanno minacciato di sequestrarmi makeup e piastra per farmi tacere (meschini!!), ma per voi ragazze io non ho mollato, ho resistito impavida e fiera di fronte ai loro soprusi e allora eccomi di nuovo qui, imperterrita e più vendicativa che mai, pronta ad espugnare come ogni settimana insieme a voi, mie prodi truppe di scintillanti armature rosa vestite, il fortino tutto al maschile di Sbloggy: liberiamolo dal grigiume del “viril pensiero” ed invadiamolo con una salubre ventata di quel che di femminile che, com’è noto, non guasta mai e con una fresca sferzata di novità made by women for women...but not only!
Alla carica ragazze!!!
Ho bisogno di conforto: capita anche a voi, care amiche, di provare, solo un po’, ogni tanto, piano piano, ad instaurare con il vostro ragazzo o compagno o marito (…forza ragazze, lo so, “l’è düra”: sono con voi!) o amante (avete capito tutto dalla vita, siete il mio orgoglio!!) o friend with benefits (esemplare maschile comunemente conosciuto anche con il nome di “trombamico”) una qualche sorta di C-O-M-U-N-.I-C-A-Z-I-O-N-E o una qualsivoglia specie di C-O-N-V-E-R-S-A-Z-I-O-N-E (no, non ho sbagliato: faccio lo spelling di queste due parole dall’arcano significato per i proprietari del cromosoma XY, in modo da cercare di facilitarne la comprensione ai maschietti ed ovviare alla loro proverbiale inabilità a riguardo)?
Si? Ci avete provato? (Ci abbiamo provato tutte!) E come risposta non avete ottenuto altro che (scegli l’opzione più adeguata!):
a) una specie di suono sordo, cacofonico, una specie di rutto da malfamata osteria di paese e che niente aveva a che fare anche con un linguaggio di umana natura;
b) sentirlo improvvisamente parlare in una lingua a voi sconosciuta, probabilmente appartenente ad un’antica civiltà dell’America Latina ormai scomparsa a seguito di un’eruzione vulcanica;
c) l’inesorabile compagnia del silenzio.
Qualsiasi sia stata la tua risposta, cara amica, come minimo ciò che devi aver provato dev’essere stato un sentimento che oscilla da una rabbia montante e cieca nei confronti di quello che dovrebbe essere il tuo lui e che invece scopri non si sforza un minimo per cercare di venirti incontro e di avere un dialogo con te (rabbia che ti avrebbe trasformata in una specie di Rambo che lo avrebbe ridotto alla una consistenza di un omogeneizzato se non fosse per il tuo magistrale self contol), al più profondo sconforto, quello di chi vede di fronte a sé un muro invalicabile di cui magari se ne fa pure una colpa (guai a te sorella!! Non è colpa tua, e anche se dovesse essere, non solo!!).
Ebbene, esiste davvero un’incomunicabilità così dilagante tra i sessi? Parliamo realmente lingue così diverse? I nostri sistemi comunicativi sono così irrimediabilmente incompatibili? E tutto questo anche tra persone che hanno scelto di percorrere un pezzo, più o meno lungo, della loro vita insieme e che quindi, presumibilmente, dovrebbero avere un se pur minimo interesse a voler comunicare tra loro?
Io dico che volere è potere: non c’è niente di più difficile che cercare di comunicare con chi non vuole comunicare. Se maschio e femmina hanno due codici comunicativi diversi, non è per questo detto che siano anche inconciliabili, ovviamente se c’è la reale volontà di entrambi che questo non avvenga: se vogliamo i sottotitoli per capirci ci sono, eccome!! Basta volerlo!
E allora, care le mie lettrici e cari i miei lettori di buona volontà, vi dico: “I have a dream! Sogno un mondo nuovo, di speranza, nel quale maschi e femmine, uomini e donne, bambine e bambini, parlino tra loro e comunichino insieme in un’unica lingua conosciuta e condivisa!!”.
(I maschietti sono quindi pregati di iscriversi ad un corso di lingua italiana il prima possibile!!)J

3.11.08

Da VeDere



Titolo sollazzante e beffardo (non è vero, è che sono alcolista) perché oggi non vi parlo di cinema ma di DVD! Ebbene sì signori, i fratelli grandi dei VHS, quelli che se gli va una ditata sopra poi ti vedi il Gladiatore come se te lo scretchasse Bomfunk Mc's.
L'altro dì, mentre m'avventuro in quel di Padova slavata da una pioggia urticante, mi soffermo davanti al mio cinema preferito: è bruciato. Osservo con orrore le vampate di nero fumo deflagrare l'ingresso. Guardo la sigaretta che stringo fra le dita. Decido che è meglio far calmare un po' le acque e mi avvio sospinto dai passi lesti e da sirene in sottofondo.
Il problema sorge solo lunedì alle sette di sera. Cosa diavolo scrivo per l'articolo? L'ultima volta che ho provato a chiedere una deroga per il mio lavoro mi è stato detto "sì, sì, nessun problema". Tornando a casa un furgone targato "Sbloggy" ha tentato di investirmi mentre una sventagliata di Uzi mi sfiorava. Ho sentito distintamente una voce gridare "Per martedì! Bastardo!".
Eccomi quindi costretto dall'urgenza ad affidarmi al DVD.
Vagando patetico per vie e viuzze capitolo in una piazza ove ristagna l'odore puro e cristallino dello smercio commerciale di video. Un riflesso blu e giallo addobba una pozzanghera ai miei piedi. Alzo gli occhi. Cori di angeli. Blockbuster.
No, demone tentatore, non avrai la mia anima. Estraggo una copia limitata in VHS di "Berlin Alexanderplatz", ma non basta, evoco, come un sciamano Mohawk gli spiriti dei grandi registi non commerciali. Ed eccoli tutti accanto a me: Rossellini, Allen, Fassbinder, Solondz. Tutti uniti come i Cavalieri dello Zodiaco respingiamo la maligna luce di Blockbuster. L'onda d’urto mi spinge indietro. Fuggo senza voltarmi.
Badate bene, non voglio apparire più snob di quanto non sembri già, trovo che Blockbuster sia un ottimo modo per avvicinare la gente al cinema, come McDonalds è un buon modo per avvicinare la gente al gusto del cibo. Purtroppo io sono marinaio per altri, più discreti lidi.
Il mio ideale di videoteca è un posto stretto, sporco, incasinato e polveroso. Gestito da uno o più individui criminali reduci dai difficili anni ’80. Orso ne è esempio perfetto. Orso gestisce una videoteca giù dalle parti di Cittadella, oltre a questa ha una serie di altre attività più o meno lecite (lui direbbe “La mia vita si articola in più riflessi di una stessa immagine”). Ricorda un vizioso incrocio tra Rob Zombie e un carnivoro di quelli cattivi. Sotto un barba sporca e dei dread antichi come le ere paleozoiche, indossa sempre la stessa maglietta dei Pantera (in alternativa, se è a lavare, cede ai Sepultura o, in caso sia proprio in vena di pop, i Nine Inch Nails) Il suo assistente e magazziniere è un tipetto stile Gioventù Hitleriana, capello biondo tirato indietro con il gel, occhio di ghiaccio. Lo chiamano tutti Faina. Per l’aspetto e per il carattere. E’ un tipetto di poche parole, con una conoscenza del cinema discretamente vasta ma legata a soli due genere (splatter e porno), sembra tranquillo, ma se siete stati rapinati in quel di Cittadella ci sono buone probabilità che lo conosciate già.
Nel negozio vige un’anarchia tale che scoraggia i pochi clienti non abituali. La vera sfida (e l’accesso alla ristretta cerchia degli “amici dell’Orso” ) è non lasciarsi abbattere dai mucchi sfatti di cassette con o senza custodia, ma rimboccarsi le maniche e dedicare quelle tre-cinque ore a cercare il titolo desiderato. Perché, vi assicuro, lo troverete. Il numero di film e la loro varietà è impressionante e se sarete capaci di sopportare una colonna sonora di Death Metal e le ributtanti avventure che il proprietario inanellerà solo per voi (“…come quella volta che ho ucciso un cavallo…”), uscirete quasi sicuramente soddisfatti e, sicuramente, derubati.
La pesca è fortunata e mi trovo fra le mani ben tre titoli validi. Tre titoli che, come centinaia di loro colleghi, ignorati bellamente dalle sale cinematografiche (che gli hanno dedicato un paio di botte e via) sono stati incatenati agli angoli bui (o addirittura banditi) dalle videoteche. Eppure, spesso, questi gioielli dimenticati, riescono a tornare a splendere.
Tre titoli per voi:
1) City of God: Il buon Meirelles crea qualcosa di magico e (visto lo schifo che è il suo film successivo) irripetibile. Il racconto di una favela brasiliana in puro stile Tarantino (quindi flashback, parolacce, molto pulp, molta violenza, scene cult, c’è pure il ballo…). Un vero e proprio buco d’inferno in cui le vite dei giovani protagonisti si intrecciano in quello che diventa, spesso e volentieri, un cappio per ciascuno. Una violenza che accompagna gli abitanti della Città di Dio sin da bambini, strappandoli alla vita poco più che ventenni. C’è chi cerca di fuggire, chi si arrende alle conseguenze delle sue azioni, chi da un colpo alla botte e uno al cerchio e chi, come Zepecheno, sguazza nel sangue, cosciente e gioioso del suo ruolo di incarnazione del Male. Un grande capolavoro, magistralmente (so che è una parola abusata, ma qui ci sta) diretto e perfettamente interpretato da una miriade di attori alle prime armi che danno una vera e propria lezione ad Hollywood tutta. (Ne hanno fatto anche una versione telefilm, chiamata City of Men, su Sky, purtroppo in quanto proletario non ho il satellite e figurati se le reti nostre si degnano…)
2) In Bruges: Lungometraggio a firma di tale Martin McDonagh. Il misconosciuto regista si rivela molto abile nel dirigere avanzi di galera come Colin Farrell, Brendam Gleeson e (Sua Maestà) Ralph Finnes. Praticamente Alexander incontra Harry Potter. Ma il film funziona e risulta un buddy movie spietato e adrenalinico, ma anche grottesco e surreale. Due killer costretti a rifugiarsi dopo un colpo mal riuscito a Bruges, in Belgio. Controllati dal loro sadico capo, tenteranno di ammazzare (ahahah…ah…) la noia facendo un po’ i turisti, ma le cose non tarderanno a complicarsi terribilmente. Un film tosto e cattivo, dove la redenzione esiste, ma passa solo attraverso la canna fumante della pistola. La sceneggiatura (anch’essa del nostro amico McDonagh) riserva momenti davvero esilaranti e scene di sangue mica da ridere.
3) Kakurenbo: Mediometraggio anime ad opera di due designer esordienti nel campo: Shiro Kuro e Syuhei Morita. Dopo aver riscontrato un grande successo in Giappone, questo cartone (che brutto chiamarli ancora così) di venticinque minuti scarsi viene esportato anche da noi (ovviamente in sordina, sia mai che il cartone per adulti venga sdoganato). Un gruppo di bambini con indosso maschere di volpe da il via ad uno strano gioco in una metropoli deserta. Un gigantesco nascondino fra le macerie di una città proibita. Giganteschi Oni (demoni giapponesi) meccanici a fare da cacciatori. Un solo vincitore a scoprire la terrificante verità. Tutt’altro che una favoletta della buonanotte questo fantasy-horror tocca alcune fra le paure più tipiche infantili che faticano, con la maturità a scivolare via (la sensazione di essere braccati, il buio, la solitudine, l’essere inermi di fronte al proprio destino). Il finale, una bella doccia fredda, chiude come il coperchio di una bara l’intera faccenda. I due sceneggiatori sanno il fatto loro, creando un’opera onirica ma credibile. La computer grafica e i fondali disegnati sono perfettamente armonici e danno l’idea di un lavoro eseguito con cura. Lo trovate, probabilmente, anche su Youtube, se masticate un po’ di inglese non sono venti minuti buttati via.

Comprateli, noleggiateli, spiateli, non vi dico di rubarli, ma mentite ed imbrogliate per averli.
Vedo un laser rosso danzarmi sulla faccia.
Alla settimana prossima.

2.11.08

Advertising and UGC

Buongiorno,

pubblicità!No, tranquilli Sbloggy rimane in onda, qui non abbiamo i "consigli per gli acquisti" di "costanziana" memoria...

La pubblicità è l'argomento del lunedì, come sempre, per chi non lo sapesse o per chi se l'è scordato!

E del mondo dell'advertising parlerò oggi soffermandomi sul rapporto tra la rete e la creatività perchè, si sa, dietro ogni campagna pubblicitaria c'è una mente, sia essa professionale o no l'importante è che sia creativa, geniale!

Perchè dico questo??Semplice!Perchè oggi vi porto un esempio di spot che si inscrive nella più ampia categoria degli UGC!

Gli UGC o "user generated content" sono quelle produzioni che si possono trovare in rete frutto dell'opera degli utenti...ragazzi questo è l'web 2.0!

Per farvi da anfitrione nei meandri di questo mondo vi propongo una geniale campagna pubblicitaria rigorosamente UGC: spero vi piaccia almeno un decimo di quanto è piaciuta a me!


P.S: ringraziamo il lettore che ci ha chiesto un parere sulla pubblicità della twingo che sarà oggetto dell'intervento della prossima settimana!

See you next week!Advertising me!

WE BET

Goodmorning guys,

carissimi scommettitori e, perchè no, carissime scommettitrici eccoci a noi!Oggi giornata di serie A molto complicata e, quindi, affascinante!
Sì, sicuramente di grande fascino, ma molto difficile prevedere risultati su cui investire soldini!
Noi però ci proviamo(come sempre) sperando di imbottire un pochino il nostro portafogli!
Passiamo all'analisi...tre match dal più semplice al meno scontato: in bocca al book!

Palermo-Chievo 1 (i gialloblù quest'anno sono la brutta copia della squadra-rivelazione che fece innamorare tutta Italia 3/4anni fa e il tecnico del Palermo è davvero un "giusto", vai Ballardini!)

Atalanta-Lecce 1 (la squdra di Del Neri è in leggera fase calante, ma crediamo che in casa si faccia rispettare contro un Lecce non irresistibile, soprattutto lontano dal "Via del mare")

Milan-Napoli 1 (Match da zona scudetto e per questo ad alto rischio: noi pensiamo che il Milan è squadra da grandi appuntamenti e il derby di quest'anno ne è la conferma, fu la vittoria che fece partire la fuoriserie rossonera dopo una partenza stentata)

1.11.08

Fermata controcorrente

Ciao,

Sbloggy sceglie un poco controcorrente con il mondo reale e ancor più con quello virtuale di fermarsi in questi giorno di ricordo delle persone defunte.

Buon sabato a tutti

30.10.08

Modelli per uno scatto...

Cari adepti della moda, dello stile, nonché di Sbloggy, sono lieta di annunciare che la rubrica "modelli per uno scatto" prenderà una piega più che mai internazionale!! Dalla prossima settimana, infatti, avremo il piacere di guardare, confrontare e commentare il modo di vestire degli olandesi...e poi chissà, potremmo espanderci sempre di più verso altri lidi!! Per ora comunque ci accontenteremo dell'Italia e dei modelli che offre...

I modelli di questa settimana vestono in puro street style, pur non eccedendo in particolari troppo eccentrici.
Cominciando a osservare la mise del ragazzo, si può certamente affermare che la felpa dell'adidas, molto '80s, è il vero pezzo forte di tutto l'insieme. Giusta la scelta di stemperare un colore così importante con jeans, cintura e vans nere. Un altro tocco in più è dato dall'occhiale vintage rosso, ma è da bocciare il cappello da camionista, seppure nero, letteralmente appoggiato sui capelli in una posizione pericolante, dando l'idea di poter volare via da un momento all'altro con un colpo di vento.
Per quanto riguarda la ragazza, finalmente vediamo un jeans pulito senza stropicciature, stampe animalier applicate o scoloriture. L'ensemble è molto semplice, ma diventa grintoso con il gilet imbottito che, insieme ai colori giamaicani della fascia elestica, fa molto ghetto; il colore di quest'ultimo è poi ripreso dalle scarpe all star, in modo da risultare cromaticamente coerente con tutto l'insieme.

Foto: Elisa Testo: Silvia

29.10.08

Riforma Gelmini....E come si può non parlarne...

Buongiorno,
per questa SETTIMANA VI PROPONIAMO L'INTERESSANTE SPUNTO PROPOSTOCI DA UN NOSTRO lettore riguardante fatti attualissimi...


Ho deciso anche io di dare il mio piccolo contributo all'informazione su questo tema, che allo stato attuale è quantomeno confusionaria. Per farlo, non vi riporto però numeri, dati o informazioni dettagliate, che con un po' di pazienza potete reperire in altri sedi, riportate da gente sicuramente più informata e competente di me sull'argomento in questione. Spulciando nel web, ho però trovato un documento molto interessante, risalente al lontano 1950, che è però tremendamente attuale nel descrivere la situazione della scuola italiana oggi. Si tratta della trascrizione di un discorso tenuto da Piero Calamandrei, avvocato, politico e docente universitario italiano, al III Congresso in difesa della Scuola nazionale, in data 11 febbraio 1950. Spero che vi aiuti a chiarire le idee e a formare un'opinione sulla famigerata riforma Gelmini."Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola di partito. Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato sotto il fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c'è un'altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono pericolosissime... Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico"

Dodo

DONNE E MOTORI: GIOIE E…BASTA!!


Ragazze! Rieccomi puntuale più di un orologio svizzero come ogni mercoledì per un nuovo post rigorosamente rosa shocking tra le pagine di Sbloggy! Ready…set…go!!!
Ragionando sull’argomento da affrontare questo mercoledì, molte idee durante la settimana sono balenate nella mia piccola mente bacata, ma poi, durante un’uscita con gli amici nel weekend, un mio amico mi dice una cosa del tipo: “però! hai una guida sportiva, anche se sei una ragazza”: e tutto è stato chiaro. Cosa vuol dire “ANCHE SE SEI UNA RAGAZZA”???
Qual è la regola? Dato che sono una ragazza dovrei necessariamente guidare come una perfetta imbranata, essere geneticamente inabile al parcheggio e viaggiare costantemente ad una velocità di crociera di 40 km/h?? Sorpresa!!! Cominciamo con lo sfatare un luogo comune alla volta: 1) “Donna al volante ≠ pericolo costante”.
So perfettamente di scatenare cori di disapprovazione e critiche da parte di tutti quei maschietti che “quella volta” “a quell’incrocio” “con quel mio amico”, sono incappati in “quella” guidatrice incapace : potrei affermare, molto diplomaticamente, che i cattivi ed i buoni guidatori sono equamente distribuiti in ambo i sessi…anche se, detto tra noi ragazze, anche le statistiche sono dalla nostra parte! Pensiamo ad esempio alla percentuale di incidenti automobilistici causati da guidatori di sesso maschile: è nettamente superiore da quella causata dalle guidatrici…alla faccia di tutti i Schumacher de noaltri!!
Quante volte, ragazze, siamo state noi ad avere a che fare con guidatori che parevano aver preso la patente tra le calli di Venezia (città sicuramente splendida, ma non certo famosa per il caotico viavai di auto…) per quanto rasentavano l’inconciliabilità intrinseca con il flusso traffico o a subire le angherie di quei signori, che più che automobilisti provetti sembrano tassisti egiziani in preda ai fumi di narghilè e per i quali il Codice della Strada è buono solo per non far traballare il tavolo!..io li chiamo “pericoli pubblici”, loro si vantano di avere una “guida da pista”, scambiando spesso e volentieri il centro cittadino per una pista!
Quello che dico è che la cosa divertente in questa diatriba automobilistica tra i sessi è che i maschietti, che sono i primi a lamentarsi dell’incapacità al volante di noi ragazze, in fine sono proprio quelli che si rivelano i più spericolati e pericolosi alla guida: è la storia del toro che dice cornuto all’asino!
Donne, ribelliamoci!! Ribaltiamo questo luogo comune, e diciamoglielo a questi uomini che il fatto di avere “qualche vaga e trascurabile lacuna” in materia di meccanica, pistoni, motori, cilindri, valvole e cavalli non preclude che noi le macchine le sappiamo guidare, e anche bene, che a parcheggi non siamo seconde a nessuno, tantomeno a loro, e che in definitiva la guida sportiva è un patrimonio tanto loro quanto nostro (almeno), ANCHE SE SIAMO DELLE RAGAZZE!! Che se lo mettano in testa, i cari maschietti (capito, caro amico!? )!!
GRRRRRL POWER!!!!

28.10.08

DUE FILM E MEZZO (Lezione su quantità e qualità)


Al fin di mantenere viva la tradizione per cui le mie scopate coincidono con le eclissi di sole, decido, ignaro di tutto, di farmi non una, ma ben due tornate di cinema questa settimana! E tutto questo per voi cari amici che ci seguite! Tutto questo perché ci sia un commento positivo alla fine di questa pagina e io possa dire: “Sì, in qualche telematico buco di culo dell’universo qualcuno mi ama!”. Quello zero vicino ai commenti mi fa piangere, sappia telo. E fa piangere anche Gesù.
Orbene, sfogo personale a parte, passiamo ad illustrare il primo dei due film che mi sono cuccato questa settimana (per voi! Per voi! Orrende sanguisughe!).
Orrore! Sgomento! Frustrazione! Depressione! Pietà! Annichilimento sensoriale ed emotivo! Tutti termini perfettamente adatti a descrivere sia Babylon A.D. che la mia ultima relazione seria. Stavo con la donna barbuta del circo, ma lei ha preferito la carriera a me. Sappiate che vederla andar via barba e tutto è stato meno doloroso che assistere all’obrobrio cinematografico firmato Mathieu Kassovitz.
E chi cazzo è quest’individuo dal cognome inguinale? E’ una piaga per lo cinema tutto. Tale individuo dalla mano leggera , leggera sulla pellicola (vedi Elthon John sotto metanfetamine) fa parte di quell’esercito di registi esordienti che, sorti alla ribalta causa cortometraggio ben realizzato, si sono poi ritrovati a fare i conti con un signor dubbio morale: accettare la strada di Hollywood fatta di macchine veloci, tanti soldi e belle fighe o rimanere discretamente sfigati ma privi di un collare? Senza aumentare ulteriormente la già strabordante suspance vi dico subito che il buon Mathieu ha scelto le belle fighe.
La trama in due parole: futuro apocalittico, cristone incazzoso – guardia del corpo, efebica milady destinata alla salvezza dell’umanità ormai corrotta. Facciamo un gioco? Io conto fino a dieci e voi pensate a tutti i film che hanno praticamente la stessa trama, comincio io: Blade Runner, Il Quinto Elemento, Terminator, cristiddio possiamo pure metterci La Storia Infinita!
D’accordo, l’originalità non è il punto forte del film, e neppure gli attori a dirla tutta. Badate bene, a me Vin Diesel piace sempre, anche quando (anzi togliete anche quando) fa tamarrate assurde dalla Fast And Furious. E come può non star simpatico un tipetto tutto pepe, infausto incrocio genetico fra un muro di mattoni e un ultras della Roma. Ogni volta che lo vedo recitare la mia autostima sale a mille. Se può farlo lui, tutti attoroni! Ma qui non si può vedere, qui siamo ad un livello recitativo che oscilla costantemente tra il Governatore della California durante l’Oktoberfest e uno sgabello per la mungitura.
I plagi indegni, il montaggio psicotico e l’accozzaglia di brutti attori che si accalcano sulla scena (pure lo stagionato Depardieu) rovinano quel poco (pochissimo, pochissimissimo) di buono che il film ha da offrire.
La durata da cartone animato finisce per essere accolta con gratitudine piuttosto che con sconcerto.
Secondo concorrente della giornata, la signorina Phyllida Lloyd con il suo “Mamma Mia!”. Rivisitazione in chiave hippy moderna del noto musical di Broadway infarcito con le musiche degli Abba. Probabilmente la pellicola più omosessuale della storia del cinema diretta da una regista (chi ha visto Titus già conosce la sua manina fatata) che sputando sulla pacatezza trasforma il femminile in checchesco, trasformando l’allegria del ballo in una cosa imbarazzante da guardare senza ridere convulsamente o sentirsi, intimamente, evirati.
Al terzo (argh!) saltello (argh!) in salopette (arghaaa!) della splendida (argghhhaaaaa!) Meryl Streep (arghaaaaaaaaaaaaaa!) sopraggiunge il coma cerebrale, decido di fare quello che non fecero i comandanti di Fort Alamo e del Titanic. Fuggo.
Non è mai bello fuggire da una sala cinematografica per rintanarsi, piangendo in posizione fetale nella successiva, ancora meno piacevole se in questa stanno proiettando “The Mist”.
C’è una nebbia assassina dentro cui creature orripilanti (in camicia verde, verrebbe da dire) sbranano chiunque vi si addentri. Il vero orrore, secondo me, sta nel fatto che qualche poveraccio ha ancora il coraggio di dirigere film tratti dalle opere dello scadentissimo Stephen King.
Il film è sciatto, pallido, quasi televisivo, la sua scontatezza raggiunge lo zenit verso il finale quando, ecco! Arriva la sorpresa finale che porta a rivalutare un po’ tutto il film. 127 (centoventisette, non so se rendo…) minuti di noia per cinque di stupore meritano i soldi del biglietto? Non lo so, dipende da voi. Personalmente porterei il regista a forza di scappellotti col giornale arrotolato a rivedersi l’ultima scena, come i cani che ti cagano in soggiorno, sbraitandogli contro: “Ecco! Così doveva essere tutto il film! Così! Imbecille!”.
Sarete felici di sapere che ho aumentato da due a tre i Prozac giornalieri.
Tutto grazie a voi.
Siete un pubblico stupendo.

27.10.08

Uno Spottacolo!

Ciao,
per oggi non vi teniamo troppo davanti allo schermo del pc: sia perchè è lunedi e la setttimana è incalzante, sia perchè ciò che vi andiamo a proporre è un capolavoro!

Quindi silenzio ed estrema attenzione...

26.10.08

Domenica e Sport

Buongiorno a tutti,

ripresi dalle fatiche del seabato sera??Spero per voi!

Nello stendere questo nuovo post mi sento un poco dissacratore, mi sento come un uomo che entra in chiesa e tiene ostinato il cappello in testa perchè, in fondo, il clima di riflessione che ho/abbiamo voluto creare con l'intervento di ieri è stato discreto ed è e sarà sempre d'attualità oggi e nei giorni a venire...ma, come tutti saprete, the show must go on e Sbloggy non si sottrae a questa potente legge!

Quindi...ecco un grappolo di consigli rivolti agli scommettitori e alle casalinghe che vogliono imbottire il proprio portafoglio...Insomma dalla riflessione impegnata al vil denaro creato da se stesso o anche conosciuto come il "denaro del diavolo" perciò tutto ciò che si vince con le scommesse si spendeeeeeeee...per la gioia di molti, diciamocelo!

Oggi giocata tranquilla

Udinese- Roma GOAL
Sampdoria- Bologna 1 moltiplicatore 4,6 (gioch 10penne ne vinci 46)
Atalanta- Milan 2

A domani per una nuova incredibile settimana

Buona Domenica

24.10.08

Interruzione temporanea




Ciao a tutti,

Oggi sarebbe dovuto essere il giorno dei preziosi consigli per le scommesse, ma penso sia giusto soprassedere e dedicare un poco del mio tempo e un poco di questo spazio agli avvenimenti di questi e dei prossimi giorni...
Perchè prima di essere "blogger" sono uno studente universitario, ma, soprattutto sono un cittadino...Tutto quello che sono e quello che vorrei(poter) essere in futuro mi spinge a dire ciò che spalmerò nelle prossime righe!

In quello che verrà mi aiuterò prendendo spunto da un pezzo di Curzio Maltese(per chi non lo conoscesse è un giornalista di Repubblica) che mi ha fatto riflettere...
Sarò breve perchè so che la vostra attenzione è limitata(anche se in casi come questo non dovrebbe), ma anche perchè credo che su questa riforma si dicuterà a lungo e ognuno cercherà di tirare acqua al proprio mulino...Io no!Il mio intento è quello di fornirvi uno spunto di riflessione leggermente parziale, ma pur sempre leggermente!
Come avete intuito, e se non l'avete fatto, ora lo capirete l'argomento che tanto mi sta a cuore e che mi ha spinto a cambiare il "rigido palinsesto" di Sbloggy è "La riforma Gelmini".

Bene!Si fa per dire...partendo dal presupposto che voi sappiate già di cosa si tratta(e se non lo sapete invito ad informarvi) parto subito con ciò che voglio dire al riguardo:

[In un film di Truffaut, Gli anni in tasca, un maestro spiega ai suoi alunni che nessuno si cura dei loro diritti perchè i bambini non votano. Aggiunge che possono, anzi debbono, protestare."Tutti i governi dicono: non cederemo alle minacce. Ma in realtà cedono soltanto a quelle"]



Dario Fo:"Nessun capo di governo era mai arrivato ad annunciare, quasi a promettere, l'invio di forze di polizia. Vuol dire che Berlusconi è andato via di testa. La presunzione di potenza determina la follia, dice qualcuno, e lui è al limite della follia"

A voi la parola...

23.10.08

Modelli per uno scatto

Il primo particolare che risulta evidente guardando questa mise è che la parte superiore del corpo non è cromaticamente ben combinata con quella inferiore. Nonostante il nero e il marrone siano due classici dell'abbigliamento, bisogna fare molta attenzione nel mescolarli, scegliendo al massimo una sola nuance di entrambi. Se consideriamo solo la parte superiore non c'è nulla da riprendere: la giacca in velluto veste bene e si intona al maglione marrone, (senza creare un ton sur ton), che è reso più vivace dalle righe orizzontali turchesi. Il jeans nero sdrucito e largo però proprio non si può vedere in questo caso, sarebbe stata preferibile la scelta di un colore neutro. Passi la Vans visibilmente used, poiché insieme alla tracolla in tela fa molto "studente alternativo in pieno mood universitario". Per quanto riguarda la bandana alla "Walker Texas Ranger", è scagionabile solo se l'interessato aveva quel giorno un intenso mal di gola; bisogna comunque apprezzare lo sforzo di restare in tinta con giacca, maglione e tracolla.

Le ragazze di questo scatto presentano due stili molto diversi. La prima, partendo da sinistra, abbina una semplice maglia nera a un cardigan blu elettrico trompe-l'oeil che vivacizza l'insieme. Sul jeans non c'è nulla da dire, l'unica nota leggermente stonata è il colore della ballerina, che avrebbe potuto riprendere il nero della maglia per lasciare spazio a un solo elemento in grado di catalizzare l'attenzione.
Passando alla seconda ragazza, anche per lei vale quanto ho scritto sopra riguardo l'abbinamento del nero e marrone. Presi singolarmente i vari pezzi sono belli, ma insieme creano un po' di confusione. Il jeans, se portato negli stivali, dovrebbe essere preferibilmente skinny; nonostante questo potrebbe comunque andare bene se non fosse per la slavatura così accentuata.

Foto: Elisa Testi: Silvia