Eccolo di nuovo. Come? Dov'ero finito? Ero al cinema. Lo scorso lunedì feci il madornale errore di andarmi a vedere "The Burning Plain", ricordo poco...immagini sfuocate, i nomi delle protagoniste...Kim Basinger, Charlize Theron, il nome del regista...Arriaga...poi nulla, vuoto cosmico, visioni dei miei antenati che mi usavano per giocare allo schiaffo del soldato. Oblio. Disperazione. Sonno accolto con la stessa spensierata gioia del moribondo. Gli occhi pesanti. Mi sono svegliato venerdì scorso in una pozza di vomito grigiastro. Erano le tre di mattina, il cinema era vuoto e io sono fuggito dai condotti di aereazione nutrendomi di popcorn e topi. Il tutto è risultato molto più divertente della visione del sopracitato film.Pane al pane, vino al vino, signori. Io sono democratico, antirazzista, tollerante, terzomondista, colto. Eppure "The Burning Plain" ha spazzato via ogni traccia di tolleranza etnica che possedevo. Odio i messicani. Odio gli ispanici. Odio i film di messicani ed ispanici. Arghhhh. Inarritu, Del Toro, Arriaga. Arghhhhhhh. Lunghi eterni, onirici senza senso, noiosi come solo la messa della domenica (quella delle otto di mattina dove anche il prete dorme). Spero che le mie maledizioni né collassino gli spermatozooi renderndoli impossibilitati a procreare prole a cui affidare il loro orrendo genoma artistico.Per ritemprarmi ho deciso di cambiare genere. La decisione non è venuta direttamente da me, ma dalla mia ragazza. Ed è pure logico. La santa donna fa l'evangelico sacrificio di vedermi nudo ogni tanto e di farci pure del sesso con quella cosa nuda, mi sento quindi in obbligo nei suoi confronti e posso ben acconsentire se e quando ha voglia di vedersi un bel corpo sudato come quello del nostro Daniel Craig. E così ci andiamo a vedere James Bond. Anni fa, in una notte di luna piena, vidi l'ultimo film della saga interpretato da Pierce Brosnan. Fu una notte di perdita e sacrificio. Fu una notte di dolore.Poi venne la luce. Casino Royale. Un. Bel. Film. Su. James. Bond. Chi l'avrebbe mai detto?Il giro di vite verso l'azione pura e meno patinata è gradito, anche se siamo lontani anni luce dall'agente segreto nato dalla penna di Ian Fleming: un individuo insicuro, su di peso, molto poco cool ed insapettatamente veloce fra le lenzuola. Niente a che fare con il coltico Craig, spietato assassino con poca forma e molta sostanza.Il film ha dei picchi di ironia involontaria non da poco: Giannini che (finalmente?) cala il sipario, e il discutibile finale che sembra un po' pigliarmi per il culo. Nel complesso è un film ben realizzato, ma la sensazione è quella di essere stati abituati a mangiare merda per così tanto tempo nel corso della bistrattata carriera cinematogradica dell'agente segreto, da accogliere qualsiasi cosa sappia vagamente di decente come un capolavoro. Un po' come la mia ragazza...Andatevelo a vedere. Fatelo per le vostre donne.E se anche lei dopo, fra le coperte, mugolerà il nome: Daniel, voi saprete che va bene così e che l'avete fatta felice. Pagando meno che per un corso in palestra.PS.Il titolo alternativo a questa breve recensione era Quantum of Solange. Non ha alcun senso, ma ogni volta che ci penso rido.Saluti affettuosi.
17.11.08
Un Quantum di Sopportazione
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Pubblicato da M.A. alle lunedì, novembre 17, 2008
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